Ci sono dei rari momenti in cui si ha la sensazione di contattare qualcosa di molto profondo, e sentiamo, senza sapere il perché, che le cose cominciano a fluire nel modo giusto. Questa è la storia di uno di quei momenti.
Il Sé per Jung è “la totalità della personalità, la parte conscia e quella inconscia, ciò che è oggetto d’esperienza e ciò che ancora non è rientrato nell’esperienza.” [1]
“L’Io è un complesso di rappresentazioni che per me costituisce il centro del campo della mia coscienza e che mi sembra possedere un alto grado di continuità e di identità con sé stesso. Distinguo quindi fra l’Io e il Sé in quanto l’Io è solo il soggetto della mia coscienza, mentre il Sé è il soggetto della mia psiche totale, quindi anche di quella inconscia. In questo senso il Sé sarebbe un entità (ideale) che include l’Io.” [2]
Mentre mi accingevo a scrivere questo articolo, ho pensato a lungo a quali verbi potevano rendere meglio l’essere in sintonia con il Sé: percepire, comunicare con, contattare, essere in sintonia con … e alla fine ho capito che non ci sono verbi adatti perché è un processo che include, anche, qualcosa che non conosciamo, qualcosa che non si può descrivere a parole. Lo intuiamo a posteriori, per le immagini o le sensazioni o i ricordi che ci arrivano, ma tentare di descriverlo sarebbe come cercare di dare una forma all’acqua, non è possibile. Per darvi un esempio dell’Io e del Sè vi propongo il film La ragazza delle balene di Niki Caro, 2002, tratto dal libro “Whale rider” di Witi Ihimaera. Vi propongo alcuni brani del film scelti e ordinati per temi.
E’ la storia di Paikea, una ragazzina maori discendente di una stirpe di capi e di come suo nonno Koro, non abbia saputo riconoscerla. E’ la storia di un senex [3] e di una puella.
La leggenda
“Un tempo la terra fu avvolta da un grande senso di vuoto, stava aspettando, aspettava di essere riempita, aspettava qualcuno che l’amasse, aspettava un capo. Un giorno un giovane uomo venne chiamato. Quando arrivò fu accolto con gioia, il suo nome era Paikea. Giunse su un dorso di una balena. Da lui discende il nostro popolo. Nelle nuove generazioni il primogenito è sempre stato un maschio, ed è il primogenito che è destinato ad essere il nostro capo.”
(da La ragazza delle balene - Niki Caro 2002)
Il dolore
Koro è il capo della comunità maori e sta aspettando la nascita del nipote primogenito, il predestinato, colui che sarà il suo successore … “qualcuno che potrebbe condurre la nostra gente fuori dall’oscurità. Che rimetterà tutto a posto.”
Nascono due gemelli, un maschio e una femmina, ma la madre e il bambino muoiono. Dice Paikea (la gemella sopravvissuta): “Non ci fu gioia quando nacqui, mio fratello gemello morì e con lui nostra madre. Tutti aspettavano il primogenito, colui che ci avrebbe guidato, ma lui morì, … e io no.”
Koro piange il nipote nato morto e dice a sua moglie, indicando la bambina: “Portala via”.
Koro
Koro dirà in seguito alla moglie, quando decide di iniziare la scuola sacra per la scelta del nuovo capo: “E’ ora che sappiano, di quando è nata, di quando tutto è cominciato ad andar male”.
PaiKea (Pai): “Mio nonno in cuor suo avrebbe preferito che io non fossi mai nata, ma poi con il tempo cambiò idea.”
Il conflitto
Tra Koro e suo figlio Porourangi c’è molto conflitto. Quando Koro accorre per la morte del nipote e della nuora e la nascita della bambina, chiede subito del bambino. A lui interessa quello. E quando suo figlio gli dice che la bambina si chiamerà Paikea (Pai) lui protesta inorridito “No, non quel nome”.
Dopo il tragico evento Porourangi se ne va lontano lasciando la bambina ai nonni. Lascia anche la waka (canoa) che stava costruendo, ancora da finire. Torna raramente per brevi periodi. Una volta che Porourangi è tornato, un altro scontro con suo padre: “Guardami papà, per una volta nella vita, guardami. La verità è che non sai nemmeno chi sono.”
E Koro gli risponde: “Ma so chi dovresti essere, chi eri predestinato ad essere.”
Quando Porourangi gli dice: “ … Non lascerò che tu tratti un altro dei miei figli in quel modo.”
Koro risponde urlando: “E allora portatela via. Se non ti sta bene come la sto crescendo prenditela, portatela via, tanto non mi serve.”
Pai che ha sentito il nonno scappa fuori, è sera. Suo padre la raggiunge per consolarla.
Pai: “Ma perché lui non mi vuole?”
Porourangi: “Oh Pai, non sei tu. Capisci, non si tratta di te. Il nonno sta solo cercando qualcosa che non esiste più. …In cuor suo Koro sta cercando un predestinato. … qualcuno che potrebbe condurre la nostra gente fuori dall’oscurità. Che rimetterà tutto a posto.”
Pai: “Come mio fratello?”
Porourangi: “Già. Koro si è assolutamente convinto che lui sarebbe stato il vero prescelto.”
Pai: “E’ per questo che è così duro con te?”
Porourangi: “Sì, proprio così. Perché non posso essere chi vuole lui.”
Pai: “Neanch’io.”
Koro conosce il dover essere. Il senex non vede suo figlio per quello che è, ma solo per come dovrebbe essere e così pure sua nipote.
L'arte di essere un capo
Koro decide di iniziare una scuola per diventare capo con i ragazzi della comunità. Pai si siede anche lei per partecipare. Ma Koro le dice che siccome è una femmina, deve stare dietro. Pai non accetta di stare dietro, continua a star seduta in prima fila sfidando il nonno, che quindi la caccia dalla scuola.
Koro insegna ai ragazzi come si combatte con la Taiaha (bastone per combattere) e come sia importante imparare a rispettarla. Anche Pai, di nascosto da Koro, cerca di imparare ad usare la Taiaha. Ma una volta viene scoperta da Koro mentre combatte con la Taiaha. Koro sgrida duramente Pai per aver infranto la sacralità della scuola e Pai si scusa col nonno. Koro però le dice: “Non sei dispiaciuta. Fin dall’inizio sapevi che questo posto non era per te. Ma nonostante tutto hai continuato a venirci. Tu vuoi farmi fallire.”
Koro proietta su Pai le sue difficoltà ‘Tu vuoi farmi fallire’.
La nonna
La nonna ha sempre cercato di proteggere Pai dalla durezza di Koro. E’ una donna ferma, che non si lascia intimidire dalle rigidità del marito. Quando Pai le chiede: “Cosa c’è che non va in me?”
Lei la incoraggia e la sostiene indicandole anche una alternativa alla scuola di Koro. Per ridurre il conflitto che c’è tra Pai e Koro la nonna indica a Pai lo zio Rawiri come possibile maestro
di Taiaha. E così Pai va a scuola di Taiaha dallo zio Rawiri all’insaputa di Koro.
Il dente di balena
Koro dice ai ragazzi della scuola: “Avete fatto un buon lavoro, avete dimostrato di essere coraggiosi, di essere forti e che volete imparare. Ma c’è un solo prescelto, e allora questa sarà la prova finale. Una prova per il vostro spirito. Chi possiede il dente della balena, deve anche avere la mandibola della balena per usarlo. Solo uno di voi sarà capace di riportarmelo.” Ma nessuno gli riporta il dente di balena e Koro si rende conto di aver fallito, si chiude in una profonda depressione che non lo fa alzare dal letto. Il senex senza l’energia e la vitalità del puer si inaridisce e niente ha più senso.
Pai si fa portare dallo zio Rawiri dove Koro ha lanciato il dente di balena.
Pai: “Vado a prenderlo.” Mentre scende verso il fondo del mare Pai pensa: “E’ molto tranquillo in profondità. E il nonno aveva bisogno di tranquillità. Lo aveva detto la nonna. Non voleva più parlare. Voleva solo andare sempre più giù.”
Koro canta la canzone degli antenati. Pai pensa tra sé: “Koro stava invocando gli antenati. Li pregava di aiutarlo, ma non lo stavano ascoltando, allora provai io, … e mi ascoltarono.”
Invocare gli antenati, può essere letto come un modo per entrare in sintonia con il Sé, sondare l’inconoscibile, per trovare una risposta. Koro ha perso questa capacità, non è più in grado.
L’immagine del dente di balena che lentamente affonda e si adagia sul fondo del mare rende bene il concetto della perdita della sintonia con il Sé, e così l’Io diventa arido, senza vitalità,
niente ha più senso: comincia la depressione. Come un albero che con le sue radici non si nutre più delle risorse dell’inconscio.
Il racconto
Al saggio della scuola viene narrato il miglior racconto tra tutte le scuole della costa orientale: è il racconto di Pai.
Pai esprime una forte ambivalenza: da un lato Pai ha fatto sue le proiezioni del nonno: “ … io non sono stata il capo che mio nonno aspettava, e con la mia nascita ho spezzato il legame che ci unisce agli anziani.” E poi saggiamente commenta: “Non è stata colpa di nessuno, è solo successo. … Ma possiamo imparare, e se gli insegnamenti verranno dati a tutti, allora potremmo avere più capi e presto tutti saranno più forti e non dovremmo affidarci solo al prescelto.”
Dall’alto lato Pai racconta anche di come “… certe volte, anche se sei il capo e devi essere forte, puoi sentirti stanco”, stanco di tutte le aspettative che si possono avere su i lui.
Ed è la stessa ambivalenza in cui è cresciuta: da un lato la non accettazione del nonno, dall’altro il suo sentire ciò che il nonno non riesce più a sentire. “Koro stava invocando gli antenati. Li pregava di aiutarlo, ma non lo stavano ascoltando, allora provai io, … e mi ascoltarono.”
Le balene
Koro vede le balene sulla spiaggia, e, si chiede: “Di chi è la colpa?”
Pai si dice tra sè: “Le avevo chiamate, …, e loro erano venute. Ma non era giusto, stavano morendo. … Koro sapeva cosa significava. Era la balena di Paikea. L’avevano mandata da noi perché eravamo in difficoltà.”
Koro e tutta la comunità si attiva per cercare di muovere la balena capobranco, girando lei, le altre l’avrebbero seguita. Koro: “Dobbiamo riuscire a girarla.
Devono portare qui il trattore e delle funi. Aspetteremo la marea. Se riusciamo a muoverla poi le altre la seguiranno.”
Pai: “Era una prova. Ma questa volta era per Koro.” E ancora una volta Koro pensa che Pai non possa aiutarlo e le dice: “Non toccarla. Hai già fatto abbastanza.”
Ma nonostante tutti gli sforzi, il trattore, tutti che tirano insieme, la corda si rompe e la balena rimane immobile. Pai pensando alla balena, dice: “Voleva morire. Non c’era più ragione di
vivere.”
E quando tutti si allontanano arresi alla sconfitta, Pai si avvicina alla balena e comincia a toccarla, a cercare una sintonia. E lentamente, con cautela, come quando ci si avvicina a qualcosa di cui aver enorme rispetto, cerca di sentire, di capire, di afferrare, e comincia ad arrampicarsi fino ad arrivare a cavalcioni della balena.
Pai: “Andiamo.” Ed ecco il miracolo, la balena si muove, lentamene si gira e riprende il mare, tutte le altre la seguono. E mentre Pai sta a cavallo della balena dice tra sé: “Va tutto bene nonno.”
Questa è la prova di Koro, Pai è riuscita là dove Koro ha fallito. Essere in sintonia con il Sé, a volte, fa accadere l’impensabile, quello che un’intera comunità non era riuscita a fare. La
forza e la saggezza, l’Io e il Sé. Quando l’Io perde la sintonia con il Sé, può usare il trattore, tutta la gente della comunità, ma comunque le cose non riescono, non fluiscono, c’è sempre
qualcosa che fa inceppare il tutto.
E’ a questo punto che la nonna consegna a Koro il dente di balena che Pai aveva ritrovato in mare. Adesso Koro è pronto per capire, finalmente vede quello che aveva sempre messo in Ombra, quello che aveva sempre ritenuto la causa di ‘quando tutto è cominciato ad andar male’.
La canoa può essere finita, quella canoa che era stata lasciata a metà da quanto tutto è cominciato ad andare male, ora può essere finita. Tutta la comunità la mette in mare e tutti insieme possono remare.
Il senex e la puella si sono riconosciuti, la comunità è integra, e può affrontare il mare con coraggio.
Pai commenta così, con una voce fuori campo, la scesa in mare della canoa della comunità: “Mi chiamo Paikea Apirana, discendo da una stirpe di capi. Non sono un predestinato, ma so che il nostro popolo andrà avanti. Andremo avanti tutti insieme, con tutte le nostre forze.”
Riflessioni
In fondo il lavoro dello psicoterapeuta è proprio quello di ricreare sintonia tra l’Io del paziente ed il suo Sé. Quando parti dell’inconscio si sono arenate sulla spiaggia, bisogna lavorare per far sì che riprendano il mare aperto e che si ricrei una sintonia tra l’Io del paziente e questi contenuti inconsci rimossi, o scissi, o negati.
Naturalmente è fondamentale avvicinarsi a tutto ciò con profonda umiltà, come quando si deve partire per un viaggio in barca a vela: si scruta il mare, il vento, il cielo, per scegliere il momento adatto. Bisogna evitare di partire quando c’è tempesta, c’è da aspettare che le forze della natura si calmino. Abbiamo a che fare con qualcosa di molto potente, che può travolgere se non si procede cautamente.
E questo è un altro punto importante, la prudenza è fondamentale perché altrimenti si corre il rischio di essere travolti da tutta questa energia. Pai è tornata dal suo viaggio a cavallo della balena, ma se non si è giustamente prudenti, si corre il rischio di essere sopraffatti dalla balena e di non riuscire a tornare indietro. Jung parla di inflazione del Sé. [5, 6]
Se interpretiamo questa bellissima storia come se fosse un sogno, e come se i personaggi fossero parti del sognatore possiamo pensare a Koro come al senex e a Pai come alla puella. Il senex ha perso la sintonia con le forze vitali e rigeneranti dell’inconscio, è fermo nella sua attesa del predestinato e non vede quello che c’è intorno a lui, non vede il figlio, non vede Pai. E quando nessun ragazzino gli riporta il dente di balena, capisce di aver fallito, la sintonia con il Sé è perduta. Le balene si arenano sulla spiaggia. E allora Pai, la puella, indica il modo: non è con la forza, ma con la sintonia con il Sé, che si riesce “a mettere tutto a posto”, a ridare vitalità alla comunità. Adesso è possibile remare tutti insieme, tutte le parti sono integrate.
Paola Palmiotto
* Tutte le immagini dal film "La ragazza delle balene” di Niki Caro 2002.
[1]. Jung, C.G. (1921). Tipi psicologici, pag. 460, Bollati Boringhieri Editore.
[2]. Jung, C.G. (1921). Tipi psicologici, pag. 425. Bollati Boringhieri Editore.
[3]. Hillman, J. (1999) "Senex and Puer" in Puer aeternus, Adelphi Editore.
[4]. Tutte le citazioni del film da: La ragazza delle balene di Niki Caro 2002.
[5]. Jung, C.G. (1928). “L'Io e l'inconscio”. In: Due testi di psicologia analitica, Opere 7, Bollati Boringhieri Editore.
[6]. Jung, C.G. (1951). Aion. Ricerche sul simbolismo del Sè, Opere 9ii. Bollati Boringhieri Editore.