di Viola Ardone
Viola Ardone ci racconta la storia dell’incontro tra Elba e Fausto Meraviglia.
Fausto Meraviglia è un giovane psichiatra che arriva al Fascione, il manicomio, poco dopo l’approvazione della legge Basaglia.
“Il mio imprevisto è stata lei. Quando arrivai al Fascione era già lì, da sempre. Una biondina esile con gli occhi grigi.
Elba era nata al Fascione, una piccola cosa destinata a rimanere lì, attaccata al suo destino.
Elba era sana, sanissima. Per quanto possa esserlo un umano, insomma.”
Elba:
“Nel mondo di fuori non ci sono mai stata, tranne i cinque anni dalle Suore Culone. Ma che importanza ha? E’ il resto del mondo che viene fin qua.
Al Fascione ci arrivano tutti: alti, magri, belli e brutti. Qui al femminile ognuno ha la sua frenesia: a chi piace scorticarsi la pelle, a chi piace lagnarsi di giorno e di notte, a chi raccontare bugie. Chi è convinta di essere un’altra, chi si strappa i vestiti e gira con le vergogne di fuori. A chi piace restare sdraiata e fingersi morta, a chi mescolare parole spaiate, a chi sfregarsi in ogni momento l’inquilina del piano di sotto. E in questo caso: acqua fredda e il prurito se ne va. E se continua: elettricità.”
Meraviglia:
“Ho lottato per la chiusura dei manicomi, ma non sono stato un eroe, men che mai un santo. Ho solo immaginato di rendere le cose migliori di come me le avevano consegnate, per il resto sono un uomo limitato ed egoista, capace però di grandi slanci.”
Meraviglia decide di far entrare Elba nella sua casa come una figlia.
E adesso, dopo tanti anni, scopre il peso della vecchiaia.
“In questi ultimi anni ho scoperto che sono diventato vecchio, peccerè, e me ne accorgo non tanto dal passo incerto e dalla memoria
sgangherata, ma dal fatto che un tempo tutto mi faceva ridere, oggi tutto mi annoia, o mi fa rabbia. E la rabbia ti avvelena i pensieri. Non si può metabolizzare la rabbia. Il dolore sì. L’ angoscia sì. La paura anche. La rabbia ti si aggruma intorno al cuore come un catarro che ti impedisce il respiro, a lungo andare. La vita è diventata una cosa così ordinaria, così poco avvincente.”
“L’infelicità degli altri, alla fine, ti entra alla radice dei capelli, si insinua sotto le unghie, è un tartaro che si incrosta tra denti e gengive, resistente come il calcaree sulle fughe delle mattonelle del bagno, a lungo andare ti consuma fino a farti sanguinare i pensieri.”
E come in una perfetta simmetria, prima Meraviglia salva Elba, ed ora, che Meraviglia si ritrova in un groviglio di solitudine e vecchiaia, Elba riuscirà a salvarlo?
Elba:
“La verità, egregio Meraviglia, è che entrare nelle vite altrui è faticoso, e forse tu eri meno resistente di quello che pensavi. La malattia mentale è un territorio così buio e sconfinato che anche l’esploratore più esperto rischia di perdere la strada, e a fine turno ci mancava poco dal metterti a burbureggiare pure tu.”
“La vita quando cambia vuole essere raccontata. Mi mancano le tue parole, perché mi hanno resa libera. Ed è la libertà che cura.”
Immagini create con AI