Melissa Da Costa ci racconta la storia di Amande, di come la sua vita è andata in pezzi, del tempo necessario per stare nel dolore e di come ha ritrovato la strada per tornare alla vita.
Una narrazione delicata, un prendersi cura di sé.
Dopo la morte improvvisa del marito e della bambina che portava in grembo, il tempo si è fermato, nulla potrà mai essere come prima.
“Uscita dall’ospedale, tutto ciò che desideravo era fuggire dall’estate, dal sole cocente e dalla folla festante sulle rive del Rodano. Avrei preferito che fossero morti d’inverno, in una sera di pioggia torrenziale, sotto un cielo grigiastro. Non con un sottofondo di orchestre, petardi e risate, non in quel primo giorno d’estate.”
“Nel giro di qualche giorno ho deciso di stabilirmi in mezzo al nulla. Avevo bisogno di scappare dall’estate. Avevo bisogno di calma per pensare. Pensare a loro. Laggiù era impossibile. In ospedale non mi lasciavano sola neanche un minuto... Ero sotto shock, incapace di rendermi conto che il mio universo era andato in pezzi.”
“Qualche anno fa, nella mia vita precedente, ho letto un articolo che diceva che nel corso dei secoli si è perso il rito del lutto e che per le persone le conseguenze si sono rivelate nefaste. … Tutti interrompevano le loro attività e si riunivano in famiglia. C’era un tempo per curare il proprio dolore, per ricordare, per dire addio come si deve. Oggi la routine deve riprendere appena dopo il funerale: il lavoro, le bollette da pagare … La società non ha più tempo per il lutto. Io non ci riesco. Per questo mi sono esiliata nell’Auvergne. Ho bisogno di tempo.”
“Prendo la biro che trovo sul tavolo della cucina. Scrivo la prima parola: Lascia. I miei occhi corrono alla finestra, alle imposte chiuse, al debole raggio di luce che riesce a penetrare. Aggiungo la parola entrare. Lascia entrare. Una frase in sospeso, che attende il seguito. Non so. Lasciare entrare cosa? Il sole? La vita? Preferisco fermarmi lì. E’ già abbastanza. Semplicemente Lascia entrare. Ho bisogno di un margine di manovra.”
E’ la storia di come lentamente, abbia iniziato a lasciar entrare la luce del sole, il profumo della terra, un gatto ostinato e testardo.
“E’ ufficialmente il primo giorno d’autunno. Ho aperto tutte le imposte. Già da qualche giorno faccio entrare il sole in casa. Quello dell’autunno è più fresco del maledetto astro estivo. Più pallido, meno intenso. Sembra quasi portare un po’ di dolcezza. Ho anche accolto l’aria. E gli odori. Nel pomeriggio mi siedo su una sedia, al centro del soggiorno, in mezzo alla corrente d’aria fresca. Ho i brividi ma non mi muovo. Respiro i profumi. Pino, resina, terra. Chiudo gli occhi, lascio che gli odori invadano la stanza e mi si posino sulla pelle. Più tardi, quando scende la notte, chiudo le finestre, intirizzita. Oggi ho lasciato entrare in casa il profumo dei denti di leone.”
“Non so di preciso quando sia germogliata nella mia mente l’idea di rimettere mano all’orto. Tutto ciò che so è che ho pensato: se ha funzionato per lei, perché non dovrebbe funzionare anche per me? Per il momento mi accontento di leggere i suoi diari e di cercare di memorizzare il più possibile.”
"Stanotte è tornato all’attacco. L’ho sentito miagolare davanti alla finestra della mia camera, come se sapesse esattamente dove mi trovavo. Mi è venuta la pelle d’oca. Che cosa può mai volere da me quel gatto?
Prima di uscire, scaldo un pentolino con un po’ di latte, fiocchi d’avena e miele. Se è ancora sullo zerbino, avrà diritto ad un porridge caldo. E’ lì. Stavolta non sussulto per lo spavento, quasi me lo aspettavo. Poso la ciotola con meno apprensione e lo guardo alzare la testa, annusare il cibo e immergici il muso. Inizia a lappare e ne approfitto per scavalcarlo e fuggire verso l’orto."
"Sì, mi diverto. Io che in trent’anni non ho mai messo le mani nella terra, devo ammetterlo: mi piace moltissimo zappare, scavare, dedicarmi anima e corpo a questi lavori che arrivata a sera mi distruggono e mi consentono di distrarmi."
Questi piccoli momenti di vita, delicatamente e con pazienza, cominciano ad abitare le giornate di Amande e ci mostrano la strada per tornare. Colpisce la cura che Amanda mette nel proteggere i legami, quelli importanti, quelli per cui vale la pena di esserci.