di Fernando Aramburu
Fernando Aramburu nel libro “I rondoni” ci racconta di Toni, professore di filosofia di 54 anni che vive a Madrid. Divorziato con un figlio che non capisce, ha deciso di togliersi la vita tra un anno esatto da oggi. Non ha malattie, è solo deluso dalla vita e da sé stesso. Vive con un cane, Pepa, unico lascito dalla sua separazione con Amalia ed ha un amico, Bellagamba, che incontra al bar per fare quattro chiacchiere.
“Credo in poche cose che mi danno piacere e che sono quotidiane e visibili. Credo in cose come l’acqua e la luce. Credo nell’amicizia del mio unico amico e nei rondoni che, malgrado l’aria inquinata e il rumore, tornano ogni anno in città, anche se ho il sospetto che ce ne siano sempre meno.”
La sua vita scorre mentre si prepara a realizzare il suo proposito, lascia oggetti o libri in giro per la città per cominciare a separarsi dai suoi beni. Ogni giorno scrive qualche riga, riflessioni sulla vita, con un sarcasmo e una concretezza capace di farci sorridere. E’ un disilluso, uno che non si fa più incantare da niente e da nessuno. Ha confidato il suo progetto all’amico Bellagamba.
Nelle sue riflessioni sull’odio traspare una prospettiva disillusa e sarcastica fino a mostrarne l’essenza più onesta e sincera.
“Forse l’odio che ho nutrito nel corso della mia vita non è stato di buona qualità. Ho odiato abbastanza, ma a tratti, spesso con pigrizia; e, anche, diciamo la verità, con piacere.
Il mio, salvo eccezioni, è stato un odio di brace, con il fuoco all’interno. Dubito che i miei detestati sapessero quanto li ho odiati e perché. ... Si tratta, in ogni caso, di un odio cauto, riflessivo, coperto. Un odio per autodifesa … A me non va la storia di urlare improperi, lanciare piatti contro le pareti o assestare coltellate."
Toni vuole vivere in santa pace: la sua spiegazione ci parla dei suoi infortuni affettivi fino a rivelare una sincerità disarmante.
“Argomentazione centrale: con me non è più possibile stabilire una relazione che meriti la definizione di intensa né che implichi, quindi, una corrispondenza emotiva. E non è che io non voglia. Succede che, a causa di un accumulo di guasti biografici, sono incapace di legarmi strettamente ai miei consimili. L’amore? Mi sembra meraviglioso nei libri e nei film o, in ogni caso, nella vita degli altri. Mi piace che la gente si ami; però, per favore, senza scintille. Io mi proibisco l’amore. ... Un altro infortunio amoroso manderebbe a quel paese la mia tranquillità. Mi sono ripromesso di preservarla ad ogni costo nel poco tempo che mi resta.
Per la stessa ragione per cui non desidero amare né essere amato, rinuncio alla possibilità perturbante di andare a New York o di comprarmi una moto. Pace, voglio pace e nient’altro che pace. E se per averla devo pagare un prezzo sotto forma di vita ritirata, insulsa, orfana di sensazioni e avventure, lo pago e buonanotte al secchio.”
Nello scorrere ordinato dei mesi, Toni comincia a vivere solo al presente e le sue giornate si colorano di piccoli gesti: le chiacchierate con il suo amico Bellagamba, le passeggiate con Pepa ai giardini, la spesa al mercato del quartiere, gli incontri con il figlio Nikita, gli sforzi per tenere a distanza un' amica ritrovata. Vivere senza aspettative e progetti lo fa sostare nel presente in un modo più autentico.
Toni crede nell’amicizia e nei rondoni, loro sì che sono liberi e tornano sempre.
Questo libro delicato, amaro e di una profonda umanità, mi ha incuriosito. La mia domanda è stata: riuscirà quest'uomo a trovare la speranza per ripartire? E in che modo? Ma soprattutto, riuscirà a salvarsi?