La neve in fondo al mare

di Matteo Bussola

Cosa può fare un padre di fronte alla fragilità di un figlio anoressico?

 

"Siamo Ulisse e Telemaco all'incontrario, il padre che attende il ritorno del figlio squassato dai flutti più pericolosi, quelli delle aspettative disattese, dei sensi di colpa che piegano la schiena, del non sentirti all’altezza del mondo, del non sentirmi all'altezza di te."

 

Un padre ingegnere che cerca di applicare le sue conoscenze alle crepe della psiche del figlio, e ne esce disorientato.

 

"L' umano è un materiale che muta le caratteristiche meccaniche nel tempo, attraverso crepe o fenditure, spesso difficili da scorgere, a volte addirittura sotterranee. Per vederle servono occhi attenti, desidero di conoscere, capacità di mettersi in discussione e nessuna soluzione pronto uso."

 

Cosa è successo?

 

 

 

"Ho pensato a mio figlio, e al fatto che la sensazione, con lui, è stata proprio quella che a un certo punto, più che perdere l' equilibrio, Tommy avesse deciso di lasciarsi andare. E noi gli siamo caduti dietro, nel tentativo di afferrarlo."

 

Un figlio, con tutta la vita davanti, che si lascia andare ... Perché? Incomprensibile, disarmante, doloroso.

 

“Nei provini sui materiali di costruzione, il risultato che fornisce le informazioni più importanti sul campione osservato è quello che fallisce: se un laterizio si rompe, se un calcestruzzo armato si crepa, se una trave si flette, bisogna scartarli e ripartire da zero. Le persone invece, da zero non possono ripartire mai. Non possiamo cancellare le ferite subite o inflitte, le parole dette o ricevute, le scelte sbagliate. Non possiamo sostituirci come fossimo un materiale difettoso, contaminato, o ricostruirci interi in una zona meno sismica. Però possiamo imparare a stare in equilibrio sul nostro suolo incerto, accogliendo le nostre crepe, provando a trasformarle in finestre.”

 

E allora bisogna ripartire: per cercare di capire, per cercare di ritrovare quel filo che si è spezzato.

 

Il ricovero in Neuropsichiatria infantile diventa un’occasione per incontrare umanità ferite, situazioni diverse eppure in un certo senso simili, un momento per avvicinarsi a questi vissuti incomprensibili e dolorosi.

 

L’amore quando è troppo non aiuta a vedere le crepe, le fessure, non aiuta a staccarci da ciò che diamo per scontato.

 

La speranza sta proprio nel reinventarsi un altro modo di essere padre. E Matteo Bussola, in “La neve in fondo al mare”, ci indica la strada, con coraggio ed incertezza, come quando si cammina sulla luna.