di Bianca Rita Cataldi
Bianca Rita Cataldi ci racconta la storia di due famiglie: i Gentile ed i Fiorenza. E di come queste due famiglie, così lontane e diverse, per uno strano inciampo del destino, abbiano permesso a Michele di andare a studiare in città.
I Gentile vivevano a Terlizzi e lavoravano i campi, producevano fiori da generazioni. I Fiorenza erano la più importante famiglia di profumieri di Bari.
I Gentile erano una famiglia semplice, temprata dal duro lavoro in campagna, non davano molta importanza alla scuola, ma credevano nella saggezza della terra.
“Nonna Ninetta era fatta così: non l’abbatteva neanche la tempesta più spietata. Credeva in Dio, e più ancora che in Dio credeva nella legge superiore della natura, nella morte che è nella vita, nei giunchi che si piegano nel vento per non spezzarsi.”
“Di Michele la nonna spesso si diceva ’Che bambino strano, un bambino già grande’. C’era nei suoi occhi una luce adulta che lo allontanava dai suoi quasi sette anni e metteva i grandi a disagio. Si aveva la sensazione, quando si parlava davanti a lui, che Michele capisse tutto, anche i sottintesi, e che potesse leggere tra le righe. La nonna diceva che forse era tutta colpa della scuola, che risucchiava l’infanzia come si succhia il veleno da una puntura di vespa. Lei a scuola non c’era mai andata, ed era rimasta bambina così a lungo che ancora adesso poteva sentire dentro di sé la risata cristallina della piccola che era stata.”
La famiglia Gentile si ritrovava in cucina, mobili poveri, essenziali, ma l’atmosfera che si respirava sapeva scaldare i cuori.
“Michele chiuse gli occhi per un attimo e respirò l’odore della cucina, il sentore del brodino leggero fatto con la carne secca, la nota di fondo del tabacco dei maschi della famiglia, un accenno di acqua di colonia e di cenere. Una sensazione di benessere lo invase. Era al sicuro, nel tepore gentile della casa, con i genitori al piano di sopra che riposavano e i nonni accanto che lo proteggevano come le ali degli angeli che aveva visto negli affreschi in chiesa. Si annoiava, ma la sua era una noia dolce, morbida, che gli anestetizzava i pensieri.”
Anche zia Elisa cercava le sue risposte a contatto con la natura, quasi fosse una saggia maestra che potesse consigliarla.
“Zia Elisa aveva con la natura un rapporto privilegiato perché sentiva di essere lei stessa un essere naturale. Ogni volta che era preoccupata o in dubbio per qualcosa, andava sempre a cercare risposte nei campi. Si sedeva per terra, sulle radici che fuoriuscivano dal terreno, con le spalle contro il tronco in modo tale che ogni centimetro della sua pelle fosse a contatto con quella rugosa dell’albero. Lei era un essere delle campagne, della terra e della rugiada.”
Per i Gentile la scuola non era considerata troppo importante.
“In realtà, a nessuno in famiglia importava granché che Michele studiasse: la fatica era assicurata perché c’erano i campi, e un domani avrebbe potuto lavorare lì come tutto il resto dei Gentile. Bastava imparare un po’ a leggere, a fare i conti e basta, il resto sarebbe venuto da sé. A dirla tutta in famiglia c’era chi la scuola la guardava anche con sospetto.”
“I Fiorenza, una famiglia di profumieri di Bari ricca da fare schifo, erano i loro principali clienti, quelli che con un solo ordine potevano farli campare per un anno intero, anche senza gli ingaggi per i matrimoni. Ogni primavera, da dieci anni almeno, la famiglia prendeva da loro la materia prima per le saponette, gli olii essenziali e i profumi che avrebbero venduto in autunno, incassando vagonate di soldi. I Gentile producevano fiori e i Fiorenza li trasformavano in prodotti costosi da vendere in ricche confezioni che andavano a ruba in città, tra le signore e le segretarie in taiellur.”
La famiglia Fiorenza viveva a Bari in una grande villa circondata da un giardino.
“I figli maschi somigliavano al padre Claudio: rigidi, poco inclini ai sentimentalismi, sempre in bilico sul filo del cinismo. Mauro soprattutto. Claudio era stato felice di sistemarli tutti nella grande villa di famiglia, con una certa illusione di autonomia che era data dalla presenza di ingressi diversi per ciascuna parte della casa. A conti fatti vivevano tutti insieme, lavoravano insieme e si incrociavano nei corridoi. All’inizio a Claudio era sembrata un’idea geniale. Soltanto dopo si era reso conto che aveva creato un ambiente nocivo, in cui le preoccupazioni per gli affari si fondevano con quelle puramente familiari, e non c’era mai davvero un attimo di stacco, di riposo mentale.”
“Non avrebbe dovuto dirlo (o anche solo pensarlo) ma sua nipote Vittoria era la sua preferita, la persona che amava più di chiunque altro in quella casa. La sentiva più figlia dei suoi stessi figli, con quegli occhi neri sempre accesi come fuochi e lo sguardo acuto di chi non si lasciava abbindolare dalle parole degli altri.”
“Per Vittoria la scuola non era altro che il prolungamento di quella prigione che iniziava tra le mura di casa, quella villa circondata da un giardino che la proteggeva e al tempo stesso l’escludeva dal resto del mondo. Non le era permesso di uscire da sola, neanche per andare al parco, a un isolato da lì. Amiche ne aveva poche, amiche vere ancora meno.”
“Se solo avesse potuto scegliere, se avesse potuto passare le dita sui dorsi dei libri del nonno per farsi ispirare da uno di quei titoli, non si sarebbe annoiata così. E invece no, i libri glieli sceglieva il padre, e lei doveva solo ubbidire. Aveva undici anni, ma tutta la sua vita futura le si stendeva davanti come la pellicola di un film, già carica di immagini. Prima la scuola media, poi il liceo classico. Greco e latino per prepararsi all’Università: Lettere e Filosofia, per diventare colta e brava nella conversazione, capace di intrattenere gli ospiti nel salotto, di far fare bella figura al marito e alla famiglia. Papà ci teneva tanto, diceva che le donne non sono fatte per lavorare, che devono saper scrivere e conversare e, infine, trovare un buon partito.”
Per uno strano inciampo del destino, nasce una simpatia tra la piccola dei Fiorenza e Michele Gentile,
che viene iscritto alla stessa scuola in città frequentata dalla piccola Fiorenza.
Michele dovrà confrontarsi con una realtà ostile e difficile, dove le aspettative ed i pregiudizi feriscono più dei sassi che ti scorticano le ginocchia quando cadi. Ma le sue radici in quella cucina accogliente e in quei valori semplici sapranno aiutarlo ad affrontare il nuovo mondo.
Immagini create con AI